Yogadarsana


Vai ai contenuti

L'arte di insegnare

Vimala

L'arte di insegnare e la voglia di apprendere.

Considerazioni estratte dal commento sulla "Isha Vasya Upanisad" di Vimala Thakar


Il dibattito sulla qualità dell'insegnamento e dell'insegnante, e sulle sue reali capacità di catturare l'attenzione dell'allievo e quindi di trasmettere un insegnamento, sono da sempre al centro di discussioni e oggetto di studi da parte di tutti coloro che operano nell'ambito delle scuole e dell'insegnamento di tutto il mondo. Ma l'ovvia necessità dei tempi moderni di portare istruzione e insegnamento ad un numero d'allievi sempre crescente, e la diffusione delle scuole cosiddette dell'obbligo, ha richiesto la creazione di un numero d'insegnanti di vario genere e livello, molto numeroso.
E dato che la quantità non è pressoché mai sintomo anche d'alta qualità, si è dovuto trovare un metodo e dei parametri di giudizio della preparazione di chi insegna che fosse: univoco, oggettivo, basato solo su nozioni certe, e su testi concordati.
Ma soprattutto serviva un metodo relativamente rapido ed in grado di esaminare e certificare di volta in volta centinaia d'insegnanti per milioni di allievi!
Certo che per un insegnamento fondamentalmente nozionistico e di puro accrescimento culturale, questo può essere accettabile; fermo restando che anche le sole nozioni non possono essere introdotte in un allievo come i dati in un computer, e che quindi gli insegnanti dovrebbero sforzarsi di trovare modi e metodologie per far apprendere le nozioni agli allievi in grado di catturare il più possibile la loro attenzione.

Certamente il rapporto di cui si parla nel testo della Upanisad è completamente diverso, in quanto si parla di "maestro" e "discepolo",e di insegnamenti morali, etici , e di comportamenti della vita.
Il discepolo è un allievo certamente particolare che vuole ardentemente imparare e vedere nel maestro un esempio totale da imitare.

Ed il maestro è certamente un insegnante ancor più particolare , perché il suo insegnamento non è certamente svolto come una professione comunemente intesa, ma è elargito, o meglio donato al discepolo, non come l'acqua per un assetato che cerca solo di dissetarsi, ma come aiuto per scoprire il modo per trovare per sempre e da solo l'acqua, e forse anche a controllare meglio la sete….

Però nonostante tutto, io credo che il messaggio che arriva dai testi sacri come le Upanisad, possa dare a tutti, ma soprattutto a chi insegna, un grosso spunto di riflessione su cosa si intende realmente per insegnamento e apprendimento.

"……Affrontiamo ora le Upanisad. "Upa" significa vicino, e "sad" significa sedersi. E' uno studente che si siede vicino al maestro, ed ottiene la parola vivente.
Gli antichi indiani non credevano nella trascrizione della parola vivente sulla carta, con lo scopo di passarla alle altre generazioni e i Veda e le Upanisad venivano passati e studiati dal maestro e dal discepolo, seduti uno accanto all'altro; questa era chiamata "la parola vivente" , mentre i libri venivano chiamati "la parola morta" .

La parola Upanisad ha un significato, in se stesso magnifico, ed è il risultato della comunione tra maestro e discepolo, quando siedono uno accanto all'altro e discutono delle cose fondamentali della vita, in comunione e condividendo il vivere quotidiano.
Il ruolo del maestro era quello di aiutare il discepolo ad imparare e non imporre su di lui le proprie esperienze, non condizionandolo con le proprie conclusioni ma, semplicemente, aiutarlo ad imparare da se stesso attraverso le proprie esperienze.

Molte storie si raccontano nelle Upanisad in cui il maestro usava lasciare lo studente da solo, dandogli semplicemente due o tre indicazioni , facendo in modo che l'allievo potesse scoprire le cose da sé.
Una volta uno studente andò dal suo maestro e gli chiese "Sono venuto per imparare da te e vorrei scoprire l'essenza della vita" - Molto bene ! -
rispose il maestro , ed aggiunge - Per quattro giorni staremo tu ed io senza mangiare e vedremo se possiamo vivere senza mangiare !-

Ed ecco che per quattro giorni il maestro e lo studente digiunano insieme senza assumere nessun cibo. Lo studente diventa sempre più debole ed il quarto giorno dice "Maestro, ho scoperto che il cibo (hanna) è Brahma, ed è l'ultima realtà poiché io ora non posso ne camminare ne dormire ne pensare, ed il mio cervello non funziona, quindi hanna il cibo è Brahma ! "
-Va bene- rispose il maestro- Ora per quattro giorni tu non penserai affatto -
Il giorno dopo lo studente torna e dice "Non posso vivere senza pensieri, ieri ho sbagliato, l'essenza è la mente perché senza pensare non si può vivere ! "

- D'accordo , - dice il maestro - facciamo allora un'altra prova, cerchiamo di vivere senza respirare almeno qualche ora - A quel punto il ragazzo riflette e dice -"Non possiamo vivere senza respirare, o forse solo qualche minuto ……Certo il respiro è Brahma ed esso è l'energia vitale ! "

Naturalmente vi era uno scambio d'amore e di rispetto fra lo studente ed il maestro, ma vi era anche la più completa libertà di imparare e di fare delle scoperte da soli .
L'enfasi non era sull'insegnamento, ma sull'aiutare ad imparare; l'apprendimento non arrivava mai ad un termine poiché i saggi , i ricercatori e i Rishi , continuavano la loro ricerca insieme ai discepoli.

I maestri antichi non davano mai delle conclusioni...
Se vi foste avvicinati a loro con dei problemi, non avreste ottenuto una soluzione già pronta, infatti secondo loro dare una soluzione o una definizione avrebbe significato soffocare l'altrui ricerca.

…….Bisogna aspettare che si faccia l'esperienza, in modo che la scoperta possa accadere come un evento, un qualcosa che accade e diventa una scoperta personale che appartiene completamente al ricercatore.
Il maestro ed il discepolo si separavano ed il maestro diceva :
- Ora devi camminare sulle tue proprie gambe - , confermandogli così la liberazione dell'illuminazione e benedicendolo. Lo studente a quel punto partiva e diventava lui stesso un maestro e viveva in qualche luogo della foresta , si ripeteva allora la storia e nuovi discepoli arrivavano a lui.

…….Continua così il ciclo dell'apprendimento e dell'aiutare ad imparare e questo è veramente un qualcosa di meraviglioso "


Tratto dai discorsi di Mount Abu , Marzo 1990 inerenti il
"Commento alla Isha Vasya Upanisad" di Vimala Thakar.


Buona riflessione

Om Shanti

Franco




Home Page | I corsi di Yoga | "Yoga per il Comune di Roma" ! | Asanas | Meditare?Facilissimo! | Dharana | L'acqua e la vita | Mantra | Il seminario annuale | Vimala | Maha Mudra | I testi consigliati | Contatti | Il corpo come uno Yantra | Come Stai ? | Ascoltare le sensazioni interne | Il solstizio d'Estate e la Notte Bianca | Il muscolo Psoas e l'umore generale | Mappa del sito


Torna ai contenuti | Torna al menu